Ma zero trust cosa significa dal punto di vista pratico? Questo paradigma si fonda su un concetto fondamentale "non fidarsi mai, verificare sempre". Ciò si declina nel fatto che qualsiasi accesso, sia dall’interno sia dall’esterno, deve richiedere autenticazioni e autorizzazioni e, cioè, si effettuino controlli continui. Tale approccio infonde dunque sicurezza e le aziende stanno guardando in quella direzione.
Secondo dati di Global Market Insight, il mercato Zero Trust Architecture valeva 16.9 miliardi di dollari nel 2023 e se ne stimava un CAGR di oltre il 16,5% tra il 2024 e il 2032.
Cosa si intende per architettura di rete concretamente? Si tratta dell’insieme di elementi hardware e software di cui è composta una rete e che si interfacciano costantemente tra loro.
Nella fattispecie, componenti quali server, router, switch e poi device endpoint costituiscono l’ossatura portante della rete in cui però sono stabilite regole di trasmissione e interazione. La rete include cioè anche protocolli e servizi che permettono connettività.
Le reti sono fondamentalmente di 3 tipi.
L’architettura delle reti wireless, in sintesi, comprende: access point (i punti di connessione tra i dispositivi e la rete cablata); i client (tutti i possibili device dai laptop all’hardware IoT); i controller wireless (che assicurano protezione e ottimizzano le prestazioni della rete stessa) e, ovviamente, le antenne che trasmettono/ricevono il segnale radio tra access point e client.
Tradizionalmente le reti sono sempre state progettate con un criterio perimetrale, ovvero con l’obiettivo di proteggere i confini del network.
Minacce informatiche sempre più raffinate e, d’altra parte, il diffondersi di nuovi modelli di lavoro (primo fra tutti il remote working) hanno comportato un’evoluzione del concetto di sicurezza di rete eliminando il principio di fiducia implicita e preferendogli quello di zero trust. Come anticipato, zero trust significa che ogni volta che si compia un accesso alla rete (indipendentemente dalla posizione e dal dispositivo usato) sono richieste verifiche.
È una innovazione determinante sul fronte della security perché è pensata per ridurre il rischio di violazione dei dati e minimizzare i movimenti laterali all’interno del network. Il fine è assicurare che solo gli utenti e i device davvero autorizzati possano accedere a determinate risorse.
In cosa consiste il paradigma zero trust dunque? In breve: in un approccio alla sicurezza basato sulle identità per ridimensionare le superfici di attacco e incrementare la resilienza complessiva della rete.
Per implementare una rete che davvero rispetti la filosofia zero trust security è giusto concentrarsi su tre aspetti:
Sfruttare una ZTA – Zero Trust Architecture vuol dire affrontare i seguenti passaggi:
I vantaggi offerti dall’adozione di un modello di sicurezza di architettura zero trust sono:
Optare per un’architettura zero trust è una scelta strategica. L’azienda che decide di dotarsi di una tecnologia di questo tipo ha un’arma imprescindibile per affrontare possibili cyber attack sempre più sofisticati.
La decisione di abbracciare questa visione è dettata dall’aver acquisito la consapevolezza che non è più possibile pensare che una volta effettuato l’accesso alle risorse aziendali si possa stare tranquilli.
Un approccio più sistematico al controllo consente più flessibilità e adattabilità delle reti, nonostante possa sembrare il contrario a un primo impatto. Aumentando il grado di sicurezza, le aziende possono infatti disegnare nuovi servizi, sapendo sempre chi accede a cosa, quando e come.
In questo senso, servirsi di una architettura zero trust significa investire in un futuro di innovazione.
Realizzare una architettura zero trust potendo contare sul supporto di DigitelNET si traduce nella preziosa opportunità di delineare piani di sicurezza completi e integrati.
Far riferimento a un partner tecnologico specializzato in Cybersecurity permette di avvalersi di consulenti esperti sia a livello tecnico sia dal punto di vista della riorganizzazione operativa.
Proteggersi da cyber attack, infatti, non è solo una questione tecnologica, ma implica specifiche competenze (l’implementazione e la gestione di una architettura di rete zero trust è un esempio) e una consapevolezza diffusa della necessità di applicare nuove policy di sicurezza.